Galleria Semid'Arte

Giovanni Tamburelli

Giovanni Tamburelli nasce (nel 1952) da una dinastia di fabbri. Già mentre frequenta la scuola media, nei ritagli di tempo aiuta in officina il padre; e poi, d’estate, va in vacanza in un paese dell’Appennino emiliano, dove il nonno è il fabbro del luogo. “In pratica, cambiavo solo officina”. Studia un’arte: la grafica, destinata a scomparire di lì a un paio di decenni, spazzata via dalla rivoluzione del computer. Diventa, seguendo la tradizione familiare, un eccellente artigiano del ferro: ma ancora non pensa che quel materiale grigio e opaco possa servire ad altro che a costruire cancellate e inferriate.
Tra i venti e i trent’anni sogna impossibili evasioni: i viaggi, la poesia. I viaggi lo portano qua e là, la poesia è per lui, come per tutti, un percorso interiore: lungo, tortuoso e probabilmente inevitabile.

L’incontro del poeta Tamburelli con il fabbro Tamburelli avviene relativamente tardi. Dopo qualche tentativo, in officina, di far vivere il ferro in forme astratte, evocate da un pezzo di scarto o dall’assemblaggio di qualche ritaglio di lamiera, un giorno Tamburelli batte sull’incudine. E’ l’inizio della creazione.

Nessun altro materiale, se non il ferro, poteva permettere a Tamburelli di approdare al paese della creazione dopo aver attraversato i deserti della parola scritta, dove tonnellate di selce a volte non bastano per far scoccare una sola scintilla. Ogni materiale, nell’arte, sottintende un linguaggio; e i mostri di Tamburelli, le creature che popolano il suo mondo, non potevano tornare a vivere nella pietra, o nel bronzo, o nella ceramica.

L’impressione di chi scrive è che Tamburelli abbia appena incominciato ad affacciarsi su un mondo di cui non ha ancora misurato la vastità: su un mondo infinito, e che stia cercando di renderlo abitabile.

La creazione è appena iniziata. Riuscirà il nostro eroe ad attraversare, indenne, il paese che lui stesso ha fatto comparire dal nulla, o si fermerà a metà percorso?

Verrà travolto dai mostri o riuscirà ad addomesticarli?

Il tempo, se sarà benevolo, ci darà una risposta.

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