Galleria Semid'Arte

Samuele Bonomi

Samuele Bonomi nasce a Biella il 9 giugno 1967.
Si diploma in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera-Milano, ma già ai tempi del liceo artistico, grazie al ceramista e pittore Oronzo Mastro di Grottaglie, scopre la propria passione per la ceramica.

Samuele Bonomi ha partecipato a numerose manifestazioni artistiche legate al mondo della ceramica e alcune sue opere sono presenti alla galleria “Terre rare” di Bologna e alla galleria “Gulliver” di Marciana Marina, Isola d’Elba.

“Sono sfere, piatti, vasi, tubi, ciotole, lastre ma sopratutto sfere, anzi palle, che girano e girano sul tornio quando le foggio e poi levigo e levigo a non finire fino a diventare dei tondi, dei cerchi, anzi dei punti.
O ancora sfere, che incontrano il fuoco più di una volta e non si distruggono anzi, si fortificano, pronte a indossare il vestito che ho pensato per l’occasione. Ecco il momento del fumo che le avvolge con le tonalità donate dal legno scelto per loro: pino, bosso, ebano, rovere.
Le proteggo con argilla liquida che modera l’invadenza del fumo e che scalfisco per creare dei segni grafici che tanto mi piacciono, le schiarisco nuovamente e poi ancora le affumico e le schiarisco (con fuoco o altro) fino a quando la soluzione dei segni e dei toni non mi soddisfa, con una stratificazione di azioni nel tempo che le rende complesse, vissute, preesistite malgrado me e le mie intenzioni e sempre mi stupisco e mi allontano fino a che ritornano punti.
Ma se mi riavvicino, i punti diventano forme più grandi e definiti, le forme che prediligo, forme semplici, elementari: piani, tondi, linee. Le forme base di un disegno che si fa volume e che a sua volta accoglie su di sé un disegno. Volume e disegno che si fanno oggetto, uno strano oggetto, inutile oggetto, che non può contenere l’acqua, che è delicato e timido, è meglio non fargli incontrare la luce del sole altrimenti col tempo potrebbe impallidire, ma che vuole affermare la sua inutile bellezza, il suo vacuo ma perfetto equilibrio, il pensiero del suo autore che si illude che la natura della sua opera possa essere confusa con la propria: l’equilibrio, la capacità di comunicare sé liberamente, la lucidità delle proprie idee ma che, come in molta arte, non rappresenta altro che la “mise-en-scène” di un’aspirazione: una bellezza, come quella della natura, che esista senza intenzione e consapevolezza.
Ma la terra, il fuoco e l’aria hanno la dote di far incontrare il desiderio e la volontà, di farmi riavvicinare e tornare a vedere sfere, piatti, vasi, tubi, ciotole, lastre ma soprattutto sfere, anzi palle che se mi allontano un pò diventano tondi, cerchi, punti, anzi un punto, come questo.”

Negli ultimi anni Samuele Bonomi ha voluto riprendere un progetto, più strettamente artistico, iniziato  negli anni successivi  a Brera. Si tratta di complesse  elaborazioni di carte veline che l’artista dimensiona a seconda dell’intervento grafico che seguirà, intervento che si concretizza attraverso l’utilizzo di chine, inchiostri, acrilici, oro in foglia. Una volta elaborati, i sottili e numerosissimi fogli, vengono incollati e sovrapposti su supporto cartaceo o ligneo, fino a che non viene raggiunto il risultato desiderato, per dare vita a grandi pannelli, vere e proprie opere astratte che si impreziosiscono di luminescenze dorate non appena la luce li accarezza. La continuità e le affinità che si riscontrano tra il discorso ceramico e quello pittorico sono evidenti nei segni grafici e nelle sfumature dei bruni e dei grigi che li accomuna.

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